Nepal The Three Passes trek

Nepal The Three Passes trek

14 Giugno 2018 0 Di mircomion

Aprile – Maggio 2017

Ci sono viaggi che, stravolgendo le abitudini consolidate della vita di tutti i giorni, ti costringono a riflettere sul significato dell’ovvio: questo è stato per me il trekking in Nepal.

Il mio approccio a questa esperienza è stato dettato prevalentemente dalla passione per la montagna e per le esperienze che uniscono l’esplorazione di nuovi spazi e la contemplazione delle più belle e alte montagne del mondo.

Unitamente a questi due elementi ho avuto come compagno mio figlio Giacomo di 18 anni con il quale ho condiviso un’esperienza unica nel suo genere anche come genitore.

Non intendo fare una narrazione puntuale, in rete ne troviamo a migliaia e francamente sono tutte dei bellissimi copia incolla, ma menzionare solo alcuni aspetti salienti di un viaggio unico nel suo genere.

Arrivare in Nepal è stato come raggiungere il paradiso per chi come me ama la montagna, ed ha sempre solo letto in questi anni su quanto fosse fantastica quella parte del mondo.

La caotica Katmandu ti accoglie come un semplice turista, appena la lasci alla volta di Lukla per affrontare le quote nepalesi già ti manca, ma sai che troverai nelle montagne la tanta agognata adrenalina che da molti anni attendevi.

Arrivare con i piccoli aerei all’aeroporto di Lukla, dopo aver letto di quanto sia pericoloso atterrare in questo fazzoletto di terra su una piccola lingua di asfalto e dopo aver scansato a destra e a sinistra montagne in mezzo alla nebbia, ti fa capire che da lì in poi i tuoi sogni si stanno avverando.

Dopo pochi minuti di sosta inizi un percorso che pare quasi onirico con una sensazione mista tra stupore e ammirazione. Accedi al parco del Sagarmatha in punta di piedi come se stessi entrando in un tempio: sì, il tempio del Dio della Montagna. Tutti i giorni successivi sono un susseguirsi di ponti tibetani sospesi che permettono di oltrepassare corsi d’acqua. Il rumore dell’acqua mista al suono della musica che esce dalle radioline dei portatori fanno da colonna sonora di questi giorni di trekking.

Ogni mattina, dopo aver dormito in un lodge e mangiato cibo locale ( Ducia – the al latte – e il Dal Bath – stufato di lenticchie Bhat e riso bollito) si parte per  affrontare dislivelli e chilometri raggiungendo pian piano quote oltre i 5.500 metri.

Come scrivevo all’inizio, non volendo cadere nel tranello della narrazione oggettiva e cronologica, eviterò di sciorinare date, luoghi e quote che troverete in migliaia di blog e altrettanti siti.

 

Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita.
(Jack Kerouac)