L’occasione giusta per integrare le banche dati

L’occasione giusta per integrare le banche dati

6 Novembre 2015 0 Di mircomion

29 giugno 2015

La campagna per il 730 è ancora in corso, ma dalle segnalazioni raccolte tra gli addetti ai lavori, pare che i maggiori errori nei modelli precompilati predisposti dalle Entrate siano annidati nei quadri A e B della dichiarazione, cioè in quelli dedicati ai terreni e ai fabbricati. Si tratta di due quadri compilati da oltre la metà dei contribuenti italiani, secondo l’ormai noto fenomeno in base al quale una parte consistente della ricchezza delle famiglie italiane coincide con il possesso immobiliare. Solo per restare ai fabbricati, gli oltre 30 milioni di unità immobiliari a uso residenziale sono possedute da circa 20 milioni di famiglie e per il 75% dei casi colui che risiede nell’abitazione coincide con il proprietario.

Oltre alla quantità delle imprecisioni riscontrabili, bisogna considerarne anche la qualità, dal momento che la casistica delle possibili anomalie è molto più ampia di quella che sembra essersi presentata nel quadro C (dove sono confluiti i redditi di lavoro dipendente certificati dai datori di lavoro con la certificazione unica) e nel quadro E (dove la mancanza di diverse categorie di oneri deducibili o detraibili era largamente annunciata). D’altra parte, nel campo degli immobili, i dati da riportare nel 730 non si limitano all’ammontare di un reddito, una ritenuta o un onere, ma prevedono l’inserimento di informazioni complesse come l’utilizzo, la quota di possesso, il canone di locazione e gli estremi del contratto, eventualmente moltiplicabili per diverse frazioni del periodo d’imposta.

A questa oggettiva complessità ha fatto probabilmente da contraltare un livello non ancora sufficiente di integrazione e di aggiornamento della Anagrafe immobiliare integrata e delle sue sottocomponenti contenenti i dati catastali, pubblicistici e toponomastici. L’esperienza di queste prime settimane di lavoro dimostra che molti dei dati errati inseriti nei quadri A e B non sono stati prelevati dalle banche dati ma semplicemente mutuati dalle dichiarazioni degli anni precedenti.

Il risultato del primo anno di sperimentazione del 730 precompilato potrà essere valutato meglio e con maggior chiarezza alla fine di questa campagna fiscale, ma, nel mentre, si può certamente esprimere un primo, importante insegnamento. Proprio mentre sulla riforma del catasto si è deciso di prendere una pausa di riflessione, il 730 online dimostra (se ancora ce ne fosse bisogno) che l’integrazione e la razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia immobiliare, economica e finanziaria rappresenta uno degli strumenti principali per la realizzazione degli obiettivi prioritari del nostro Paese, contrastando il fenomeno dell’evasione fiscale e riducendo gli adempimenti a carico dei cittadini. In questo caso, davvero, non ci sono ragioni per non procedere, perché il rafforzamento dei database pubblici non ha nessuna controindicazione, men che meno sotto forma di rischi di aumento della pressione fiscale.

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Mirco Mion

Fonte: Il Sole 24 Ore